Un tuffo nelle fresche e limpide acque di Farindola, un’esplosione di colori variabili di stagione in stagione, finestre che si aprono e mostrano scenari da sogno o posti dell’anima in cui è possibile ritrovare se stessi: tutto questo è solo una parte di ciò che il genio di Paul Critchley riesce ad offrire ai visitatori che raggiungono quella dimora nel cuore di Farindola resa un “museo delle meraviglie” grazie alle sue sorprendenti opere realizzate con cura ed attenzione a spazi e prospettive.
Tra le pitture non solo paesaggi ma anche oggetti, mobili per esempio, concretizzati con straordinario ingegno. Da più di 30 anni dipinge con olio su tela di forma irregolare proprio per soddisfare le esigenze tematiche di ogni quadro poiché il mondo non è solo quello percepito con gli occhi ma anche con le emozioni. Critchley, l’artista inglese che ha dato i natali al Farindola international arts festival (Fiaf) è innamorato del comune pescarese tanto da averlo reso il suo “laboratorio”: è da Farindola che si lascia ispirare, è qui che s’ impegna per promuoverne la bellezza e favorire scambi culturali grazie anche all’aiuto di giovani ed associazioni del territorio.
Le opere dell’artista britannico hanno fatto il giro del mondo ma oggi, in particolare ce n’è una che vanta la sua presenza alla Biennale d’Arte di Venezia 2017 che si protrarrà fino al prossimo 26 novembre; è li che Paul ha deciso di esporre Rauric 12, un olio su tela su pannelli sagomati 283×255 cm che rappresenta il suo appartamento dall’entrata principale al piano terra impreziosito di particolari e in cui è evidente un uso sapiente della prospettiva. Tra i numerosi sponsor previsti per questo evento anche il Comune di Farindola, un comune che ha bisogno di tornare a volare insieme alle montagne che lo cullano.
Signor Critchley quando ha deciso di trasferirsi a Farindola?
“Dopo aver viaggiato tanto mi sono fermato a Farindola nel 2008. Da Barcellona mi sono trasferito a Berlino, poi sono stato in Francia; successivamente sono stato in Olanda per due anni e mezzo e dopo mi sono trasferito a Padova nel 90 più o meno. Successivamente sono tornato in Spagna, ma sono tante le mostre che ho fatto in America, a Mosca anche. In seguito a una commissione di quadri ho pensato di prendere casa, io amo il Mediterraneo perché ha luce, le persone e lo stile di vita sono migliori: inizialmente pensavo di stabilirmi in Croazia ma attraversando l’Italia, mi sono imbattuto nell’Abruzzo, con le sue montagne e le sue bellezze è un grande giardino abbandonato, ed in particolare mi sono innamorato di Farindola, dunque ho subito preso casa qui”.
Ma cosa l’ha colpita di Farindola in particolare? In fin dei conti l’Abruzzo ha tanti paesi caratteristici.
“Farindola è vicina a Pescara ma non troppo, e poi ha dei panorami bellissimi, i cittadini sono tutti insieme una grande famiglia e io mi sento parte di questa famiglia adesso”.
Cosa le piace maggiormente dipingere?
“In estate i paesaggi, mentre in inverno quando c’è meno luce preferisco i luoghi chiusi; non prediligo le persone, amo più l’atmosfera”.
Come mai ha dato vita al Fiaf?
“Il Festival è frutto di un’ idea che ho voluto concretizzare pensando che nel fare del bene a me stesso, lo stavo facendo anche agli altri; questo è il terzo anno e tutti gli artisti che vengono qui rimangono sorpresi dalla bellezza di questo posto. Si innamorano di Farindola”.
Può fare un bilancio di questa edizione 2017 del Fiaf?
“Molto positivo, una grande partecipazione di artisti che ancora una volta non hanno potuto fare a meno di notare le potenzialità che questo territorio offre”.